Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il nuovo presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini a 100 giorni dal suo insediamento ha commentato: «L’impressione è positiva perché parliamo di un settore con straordinarie risorse e opportunità non solo economiche, ma anche culturali e sociali. La Lega di A riflette tutte le virtù e i vizi del Paese. E questo la rende interessante. Virtù? Talento, inventiva, imprenditorialità. E questo fa parte del Dna e della storia italiana, compresa la competitività, che parte almeno dall’epoca dei Comuni nel medioevo. Vizi? A volte pur di arrivare al risultato si cercano scorciatoie… E una somma di egoismi non porta sempre al risultato che immaginava l’economista Adam Smith. Resto convinto che lavorando insieme si possano ottenere esiti più favorevoli di una somma di successi individuali».
Ma i presidenti sono davvero così litigiosi? «È più raccontata che reale. Certo, ci sono argomenti che portano conflitti, ma in questi mesi ho visto che quando si discutono questioni di interesse comune è possibile trovare sintesi, compattezza e unità». E Gravina e la FIGC? «A livello personale con Gravina molto buono. Nei rapporti tra le istituzioni, il caso dell’indice di liquidità e altre vicende hanno però mostrato alcune inefficienze del sistema di governo federale, per come è disegnato oggi».
All’estero il calcio vende molto di più rispetto all’Italia. Si può fare qualcosa per invertire questa tendenza? «Le risorse possono aumentare sia incrementando i ricavi, sia riducendo i costi. Nel primo caso, la commercializzazione dei diritti audiovisivi all’estero va liberata da limiti legislativi che riducono le opportunità. Per esempio, vi è un termine massimo di 3 anni, mentre in altri Paesi si arriva anche a 8-9. È un tema che il Parlamento e il Governo, con la sottosegretaria Vezzali, che ringrazio, hanno ben compreso. Poi gli investimenti sulle nuove tecnologie, come fan token e Nft quale ulteriore fonte di reddito, anche se più volatile e incerto, come ha osservato anche Bill Gates. Ci sono gli introiti dal betting, da cui il calcio non ricava nulla pur essendone l’oggetto. E infine c’è il tema di lungo periodo dei ricavi da investimenti su infrastrutture e stadi». E per ridurre i costi? «Si può partire dalle commissioni a mediatori e procuratori, un caso non solo italiano e su cui la Fifa interverrà in autunno con un nuovo regolamento. Poi serve rivedere la normativa fiscale: un tema è la mancata deducibilità dell’Irap, perché i contratti dei calciatori sono per forza a tempo determinato».
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