Serie A – Gravina: “Il dialogo tra FIGC e Lega Calcio è fondamentale”

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il presidente della FIGC Gravina ha parlato del suo piano per salvare la Serie A

Serie A – Gravina: “Il dialogo tra FIGC e Lega Calcio è fondamentale”

Gravina

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il presidente della FIGC Gravina ha parlato del suo piano per salvare il calcio italiano e la Serie A: «Le cose da fare sono tante, ma il minimo comun denominatore deve essere un progetto che implichi una vera rivoluzione culturale. Serve un diverso approccio nell’affrontare le criticità per ottenere la necessaria credibilità nell’ambito del sistema politico ed economico. Per anni e anni la percezione esterna del governo del calcio, delle sue componenti e dei suoi massimi dirigenti è stata quella di un mondo dove abbondano parole, parole, parole e pochi fatti: è il momento di dimostrare di saper fare davvero sul serio. Questa voglia di cambiamento non è solo personale, ma una necessità impellente per rendere il Sistema calcio sostenibile, moderno, attrattivo, competitivo».

Il presidente della Lega Serie A Casini ha però detto che la FIGC deve ascoltare di più la Lega: «Casini è stato eletto tre mesi fa, ma è da quando sono presidente che sento questa frase: “la Federazione non ci ascolta”. Evidentemente sfugge quanto abbiamo fatto su richieste della Lega di A. La verità è che in quattro anni non ho mai sentito una proposta di rinnovamento. Per la Federazione il supporto della Lega di A è indispensabile: da lì arrivano i maggiori introiti. Ma auspico che sia più proiettata verso il futuro, non immobile, antica, perché altrimenti diventerebbe una zavorra per tutto il sistema. La Figc è a disposizione per svolgere il suo ruolo di servizio e trovare la corretta sintesi, ma pretende rispetto».

Per risollevare il calcio italiano sarà necessario puntare sui giovani: possibile pensare a dei premi per chi punta sui vivai? «Sono idee su cui lavorare, ma per distribuire incentivi serve avere risorse. Dobbiamo capire se il sistema tedesco che obbliga a schierare giovani del proprio Paese e del vivaio sia applicabile da noi. Ma se mentre parliamo di questo, nel frattempo c’è chi chiede di aumentare il numero di extracomunitari fino a 8 o 10, allora si fa fatica davvero».