Walter Sabatini, dirigente della Salernitana, ha rilasciato delle dichiarazioni a Repubblica, parlando della stagione dei granata. Ecco le sue parole sulla Serie A: “Che conoscenza, preparazione e perseveranza contano. Il Milan ha vinto grazie soprattutto al lavoro dei suoi dirigenti, Maldini e Massara, che in un angolo, spesso opponendosi ai proprietari, hanno combattuto. Si sono imposti per avere Leao e Hernandez. Ibrahimovic è stato trascinante per lo spogliatoio, anche se c’è molta, troppa, letteratura, però qualche giocata importante in campo l’ha fatta. Non è un caso che forse l’Atalanta, che con la famiglia Percassi era ancora in gioco, appena passata a un fondo di investimenti sia scivolata fuori. Un conto è vedere padre e figlio ogni giorno in campo, insomma i cambiamenti in alcune dinamiche si fanno sentire, poi magari l’usura nervosa di qualche giocatore ha fatto abbassare il rendimento. Il Napoli ha fatto un ottimo campionato, il terzo posto è un eccellente risultato, onestamente non penso avesse una squadra da scudetto. Inoltre il fantasma di Maradona pesa tantissimo e opprime. Il ricordo di Diego schiaccia questa squadra e quando si tratta di stringere i bulloni ecco che le mani si indeboliscono”.
Sulla salvezza della squadra campana: “Sono arrivato a Salerno a gennaio con la squadra penultima a 8 punti, tutti mi sconsigliavano di andarci e per questo ci sono andato. Quel sentimento della paura mi teneva vivo, non avevo mai provato il terrore dell’arbitro che fischia la fine e sei retrocesso. Forse avevo patito nella Lazio di Delio Rossi, ma lì avevamo un po’ più di margine. Questa è stata una rincorsa da cuori selvaggi, tanto che ora leggo libri improbabili, ho bisogno di distendermi, di stare tra amici, di affetto per le mie coronarie”.
Sul mercato di gennaio: “Avrei voluto riprendere anche Edoardo Iannoni, 21 anni, centrocampista, in prestito all’Ancona, ma non ce lo hanno ridato. Nella prossima stagione però giocherà con noi. Non ci siamo salvati con delle figure mitologiche, ma con Fazio, Perotti, Radovanovic, Sepe, Bohinen, Verdi. Con altri così. Con adulti che fanno gli adulti, con qualità morali, senza eccessi, senza mano di Dio, ma con un’attività consistente. Bohinen è del ’99, potrebbe essere il futuro di una grande squadra. Io sono qui non per gestire una fase del campionato, ma per portare a casa un patrimonio”.
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